Perdita della libertà

Guantanamera


(CANTO POPOLARE AMERICANO)

 

Davvero la schiavitù è il più grande dolore”: in questa conclusione di questo notissimo canto cubano sta una forte provocazione a riconoscere la libertà come la vera caratteristica che definisce le dimensioni del soggetto umano.

La libertà si annuncia non come semplice possibilità di agire secondo la propria deliberazione, ma come l’esperienza di una pienezza di vita che non è realizzabile senza il rapporto con l’Infinito. E infatti tutta la canzone parla di questo rapporto: perché ogni vera amicizia deve aprire ultimamente all’infinito, come la natura e tutto ciò che accende il cuore dell’uomo. La vera schiavitù è negare questo rapporto e soffocare l’uomo dentro il meccanicismo delle cose.

 

 

Yo soy un hombre sincero de donde crescen las palmas (2x),

y antes de morir me quiero echar mi versos de l’alma.

Guantanamera, guajira, Guantanamera! (2x)

 

Sono un uomo sincero e vivo in una terra dove crescono le palme; e prima di morire voglio far sgorgare dal cuore ciò che sento.

 

Mi verso es de un verde claro y de un carmin encendido (2x),

mi verso [es] un ciervo herido

que busqua en el monte amparo.

 

I miei versi sono di un verde chiaro e di un rosso incendiato, sono come un cervo ferito che nel monte cerca riparo.

 

Cultivo la rosa blanca en julio como en henero (2x),

para el amigo sincero

que me da sumano franca

 

Coltivo la rosa bianca in luglio come in gennaio per l’amico sincero che mi aiuta.

 

Y para el cruel que me arranca el corazon con que vivo (2x),

cardos ni orugas cultivo,

cultivo la rosa blanca

 

E per il cattivo che mi strazia il cuore non coltivo né cardi né ortiche, ma la rosa bianca.

 

Yo so de un pesar profundo entre las penas sin hombre (2x),

la esclavitud de los hombres

es la mas pena del mundo.

 

So di un peso profondo tra le innumerevoli pene del mondo; davvero la schiavitù è il più grande dolore.